Il rispetto e l'ascolto

01.06.2020

Questa settimana mi è capitato di vedere un programma TV in cui  ci sono giudici e concorrenti. Definizione un po' generica, ma voluta, perché non ha importanza che tipo di programma fosse, ma la riflessione che ha suscitato. 

In ogni programma partecipano molte persone ed è ovvio che, rispetto al tipo di show, ognuna delle persone coinvolte ha uno specifico ruolo al quale sa di appartenere: c'è chi è giudice, chi è concorrente, chi è presentatore, ecc... 
In questo caso, essendo quindi uno show e una competizione, ovviamente ci si aspetta che il partecipante accetti di essere valutato e appunto giudicato per ciò che svolgerà; allo stesso tempo ci si aspetta che il giudice, in quanto tale, osservi e commenti la performance, di qualunque tipo sia, per poter dare la propria opinione in merito. 
Ovvio mi direte.

Personalmente mi sono trovata ad osservare dei giudici che mostravano più attenzione a loro stessi che ai partecipanti, portando commenti non costruttivi e anche fuori tema, lasciando la sensazione di non aver osservato nulla di ciò che i concorrenti hanno portato. 
Accanto a questo tipo di atteggiamento, mi è anche capitato di vedere come, all'interno di alcuni programmi TV, a volte gli stessi giudici mostrino segni di sdegno e accusino di mancare loro di rispetto a gente che poco tiene conto della loro opinione o risulta essere più in contrasto con loro. 

Mi viene da chiedermi una cosa però: come pretendi che qualcuno ti rispetti, se tu stesso non mostri rispetto nei suoi confronti? 

Ho cominciato a riflettere sul tema dell'ascolto e del rispetto. Di come spesso oggi si dica che i giovani non hanno più rispetto degli anziani, di come non ascoltino nessuno...
Temi caldi...
Ma a chi si deve portare rispetto? All'anziano? All'adulto? Al capo? Al genitore? Al giudice? Ma se questo non mi tratta in modo rispettoso, merita il mio rispetto?  
Ma allora devo portare rispetto al mio compagno? Alla mia fidanzata? Al bambino? 

Chi si merita il mio rispetto? 

Mi interessa portare qui questa riflessione perchè ho trovato molti collegamenti con la vita familiare proprio per quanto riguarda la divisione di ruoli. Nella famiglia, ma anche in altri contesti come per esempio a scuola, l'adulto è il punto di riferimento per i bambini o ragazzi; un po' come i giudici degli show televisivi. I più piccoli si mettono alla prova davanti a noi, portando le loro capacità, oltre che anche le loro mancanze e difficoltà. Noi adulti abbiamo un ruolo preciso, ma il rispetto degli altri verso di noi non è dettato SOLO da ruolo che abbiamo, ma anche dal nostro comportamento
Se noi non ascoltiamo i nostri "concorrenti", perchè questi dovrebbero ascoltare il nostro giudizio e ascoltarci a loro volta? Essere prepotenti, non aumenterà il rispetto dell'altro nei nostri confronti; sminuire l'altro o non considerarlo non mi renderà migliore o più importante. 
Noi siamo gli adulti. Proprio perchè siamo investiti di un ruolo importante dobbiamo comportarci in modo tale da meritarci quel rispetto che noi vogliamo. Noi siamo le figure di riferimento per i più piccoli e loro non imparano solamente tramite le lezioni ma soprattutto tramite l'osservazione.  Noi offriamo, che lo vogliamo o meno, dei modelli di comportamento che i bambini e ragazzi poi replicheranno. Noi dobbiamo comportarci come vorremmo che facessero loro.

Quindi se vogliamo il rispetto da loro, dobbiamo fargli vedere cosa sia; se vogliamo che ci ascoltino, anche noi dobbiamo ascoltarli. Se vogliamo che ci riconoscano nel nostro ruolo, noi dobbiamo riconoscere loro. 
Per poter rispettare qualcuno lo devi vedere, sentire, ascoltare. Lo devi conoscere. L'ascolto e il rispetto sono estremamente legati. Se non c'è l'uno non c'è l'altro. 
Se io ti ascolto e ti considero, io ti rispetto. Possono non essere d'accordo con te ma ti posso comunque portar rispetto. Di contro, se io ti rispetto, ascolto quello che tu sei e quello che tu pensi e provi, perché sei importante. 

Conoscendo cosa sia il rispetto ed avendolo sperimentato sulla propria pelle potrà essere poi portato in tutte le altre relazioni, perché il rispetto non si nega a nessuno


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