"Non ho capito"

25.02.2021

Mi è capitato spesso di lavorare insieme a bambini con più o meno difficoltà; ho notato che, in misura differente, sento ripetere sempre le stesse frasi. Eccone alcuni esempi:
"tanto non capirò mai!"
"io sono uno stupido!" 
"cosa studio a fare se poi non ricordo nulla?!"
"faccio schifo!" 

Queste frasi saranno già state sentite dai genitori o insegnanti almeno una volta, ma perchè possono essere così importanti? 
Prima di tutto ritengo che sia importante fare una distinzione rispetto al contesto, quindi alle modalità e alla frequenza con cui queste frasi vengono riportate dai bambini. Se il vostro bambino è stato distratto e durante un gioco non si è reso conto di poter vincere la partita in una mossa, potrebbe scappargli "oh che stupido che sono!". Un altro conto può essere un bambino che dopo l'ennesimo brutto voto dice in maniera sconsolata "sono proprio stupido..". Ancora, può capitare che un bambino si ripeta queste parole con rabbia tutte le volte che commette un'errore. Le parole sono sempre le stesse ma con sfumature differenti. 
A qualcuno potrebbero sembrare delle piccole esclamazioni a cui non serve dare alcun peso, io invece ritengo che i bambini dicano sempre in modo molto preciso quello che vogliano esprimere e che se hanno deciso di dire quella cosa in quel determinato momento e in quel determinato modo, un motivo ci sarà. Queste frasi possono essere degli importanti indicatori di quella che è l'immagine del bambino di sè stesso. 

"Esagerata!" , mi direte! Solo per due paroline! 

Si, solo per quelle due paroline che però possono significare un mondo. Provate a prendere queste parole non come della battute ma come delle frasi vere che il bambino usa per descrivere se stesso. L'immagine che ne deriva non sembra essere tanto positiva, no? 
Che autostima può avere un bambino che ogni volta che sbaglia si definisce in questo modo? 

La domanda che però mi sorge spontanea di rimando è: perchè un bambino deve definirsi in questo modo tutte le volte che sbaglia? E' così brutto sbagliare? E' così sbagliato non capire? 

Per semplificare farò un'esempio per gli adulti: 

Il mio capo ha bisogno di un lavoro importante che devo riuscire a portare a termine entro la scadenza. Comincio a lavorare, ma mi rendo conto che non ricordo più quali siano i passaggi che devo fare per completare il tutto. Se dicessi qualcosa al mio capo di prenderei una sonora sgridata perché dovrei saperlo... ma come faccio a ricordare tutto? Non sono mica un robot! Allora continuo a lavorare per conto mio cercando di fare ciò che posso e provando quello che non ricordo. 
E' arrivato il momento della consegna e il lavoro è un disastro, i passaggi che non ricordavo sono ovviamente sbagliati e anche alcune cose che sapevo per colpa dell'agitazione le ho sbagliate. Il mio capo mi fa una lavata di testa di quelle che non si dimenticano, ma in compenso io continuo a non ricordare come si svolge il mio compito. 
Cosa succederà la prossima volta che mi verrà richiesto lo stesso lavoro? 

Ognuno di noi si è trovato a sbagliare qualcosa nel suo lavoro ed ha accolto le conseguenze del suo errore; grazie alla sua esperienza è stato in grado di sopperire all'errore trovando altre soluzioni per poi non commetterlo più.
Come avrà fatto il lavoratore dell'esempio a non commettere più lo stesso errore?
Per esempio chiedendo aiuto. 
L'aiuto può venire da un collega che ci rispiega ciò che ci mancava, oppure ritrovando negli appunti che avevamo preso informazioni utili. 

Noi adulti spesso abbiamo difficoltà a comprendere attività, lavori, argomenti che comunque abbiamo già per lo meno sentito altre volte. Immaginate la difficoltà di bambini, che per la prima volta si approcciano allo studio e alla conoscenza di cose che è la prima volta che incontrano. L'errore in cui si incappa spesso è credere che le attività dei bambini siano facili, da quelle scolastiche a quelle di conoscenza del mondo. 
Certo, sono facili per noi, che le abbiamo già viste e riviste diverse volte, ma non per loro; è quindi sano e normale che loro non sappiano o non capiscano determinate cose. 

Questo per dire che è normale non sapere, è normale sbagliare; l'importante è riconoscere dove si ha sbagliato e poter ripartire da lì per non sbagliare più. Questo può essere un insegnamento più prezioso del "non devi sbagliare", che porta con se solamente frustrazione per non essere all'altezza di quello che ci si aspetterebbe. Un'aspettativa irrealizzabile aggiungerei, anche dagli adulti stessi.

Cosa possiamo fare noi adulti allora? 

Permettete ai bambini di sbagliare, di vedere e capire i propri errori e poi di correggerli; permettetegli di dire "non ho capito", di chiedere aiuto quando non sono in grado di farcela da soli; spiegate e rispiegate fino alla nausea quelle cose che per loro non sono chiare fino a quando non lo saranno; stategli accanto e riconoscere i loro progressi e la loro capacità di risoluzione anche dei problemi. 

E' un lavoro faticoso? SI 
Ci vuole pazienza? ASSOLUTAMENTE SI!!
Lo sguardo del bambino che si illumina nel momento in cui ha capito però vi ripagherà di tutti gli sforzi.

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